Mare, profumo di mare
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Pizzo, Calabria (Italia) |
Sono tornato.
No dai, a parte le due parole in stile DC superheroes/terminator/spacca culi di turno, da quanto tempo e' che non scrivo su questo blog? Fammi controllare, vediamo, facciamo il ragazzo di campagna di epoca pozzettiana...
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24 Agosto 2012. Esattamente 5 anni fa, beh giorno più giorno meno dato che oggi è il 26 Agosto 2017.
Il titolo del post? Semplice, un copia-incolla da uno status Facebook di mia mamma. Quindi, grazie ma'. Quante cose sono successe in questi 5 anni! Tante, tantissime, anzi di più! Pensate, ho cambiato lavoro, mi sono laureato, e quel Trump di "mamma ho perso l'aereo" è presidente degli Stati Uniti.
Ma, iniziamo? Anzi, come direbbe Roberto Giacobbo in Voyager "siete pronti? Avete prenotato il vostro posto in prima fila? Benvenuti a.." l'angolo di Anto. Anche se lui avrebbe preferito "Voyager. Ai confini della conoscenza. Che poi Robertino somiglia tanto al nostro parroco curinghese, ma questa storia la racconteremo nel nostro prossimo viaggio. OK, basta così sennò sembrano tutte citazioni Giacobbine.
In questo momento mi trovo in uno dei tanti Starbucks di Londra, sorseggio un filter coffee dopo essermi abbrustolito in un parco, sotto i raggi di un sole malatissimo, pallido, frustrato, indeciso, scemo come quello londinese. E niente, mi è tornata l'ispirazione e quindi oggi racconterò la mia estate in famiglia nella beneamata terra calabra, mentre ascolto un mix di canzoni stravaganti provenienti dagli speakers di Starbucks in sottofondo, oscurati dal sound proveniente dalle mie cuffie: la colonna sonora di The Last Samurai. Titolo inglese certo, ma avete capito di cosa si tratta, come direbbero i miei fratelli, "il top".
Che dire, ho passato un'estate all'insegna del relax, del caos, del buon cibo, dei tanti affetti e del mare. A inizio Luglio ho avuto il piacere di avere qui con me a Londra mia mamma e mio fratello, che è rimasto circa un mese e ora conosce Londra come le sue tasche. Questo almeno narra la leggenda, e non "legenda" badate bene che sennò quelli dell'Accademia della Crusca si incazzano.
Volevo spendere due parole sul viaggio da Londra a Lamezia, con tappa intermedia a Roma per una sorta di "scalo". Innanzitutto, la stazione di Termini presenta un certo profumo di degrado sociale, dove lo staff è solo un insieme di sagome, e dove la sicurezza sembra quella dei film di fantozzi.
Mi spiace mettere il dito nella piaga e di essere una lagna o un soggetto critico del proprio Paese natale, ma mi sono messo nei panni di un turista, e badate bene non di un turista Alpitour (aia ia ia iai), e il mix di inappropriatezza è stato raccapricciante. La lista delle cose che ho notato si estende dalla presenza di scippatori in stazione sulle scale (palesi come il sole, lasciati a pascolare indisturbati), alla presenza di rom vicino alle macchinette dei biglietti (molte delle quali tra l'altro non funzionano), alla via crucis da fare per andare dalla linea A alla linea B quando si è già nel sottoscala di Termini. Ragazzi, l'ascensore non era funzionante, le indicazioni erano sbagliate, le scale (non mobili) erano come le dune del deserto - vai giù, poi torni sù, poi vai giù, e poi vai sù. Workout completo, con valigie annesse.
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Stazione di Roma Termini, Roma (Italia) |
Spendo un altro paragrafo ancora per la stazione Tiburtina, altro vespaio con circa quanti, 6 bar? Praticamente quasi tutti della stessa catena, con gli stessi prezzi allucinanti, e con un insieme di negozi di abbigliamento distribuiti su 3 livelli senza una logica propria. Anzi, uno dei piani mi è sembrato vuoto, con un bar imboscato. Certo, almeno le scale mobili fanno la loro magra figura in questa stazione. Alla fine, ci siamo accontentati di andare da questo interessante Mr Panino, con prezzi da suicidio ovviamente, per una baguette. Certo, volevamo un menu con le patatine, ma ahimé la regia ci informava, al momento dell'ordine, che per le patatine bisognava aspettare circa 30 minuti. Badate bene, anche le patatine surgelate si friggono in 10-20 minuti. Se non sbaglio, Mr Panino è una catena fast-food, non ho capito bene se il modello che utilizzavano era un modello (non funzionante ovviamente) giapponese alla just in time o cosa. Sta di fatto che il personale era visibilmente stressato, probabilmente e sfortunatamente sottopagato, e ho dovuto aspettare circa 25 minuti per pagare con carta di credito per problemi tecnici di linea. Una dei due membri dello staff, al bancone, ha letteralmente smontato la cassa per dare il resto, sembrava una commedia alla Fantozzi. Eppure, volevo davvero sapere chi fosse il manager di quel posto.
Dai, ne spendo un'altro di paragrafo per parlare della stazione degli autobus, mi odierete forse sicuramente, ma a me stava scoppiando una vena in quel momento. Innanzitutto, il viale per andare alla stazione degli autobus è inesistente, una volta attraversata la strada fuori dalla stazione centrale della Tiburtina, si arriva sotto un ponte e l'avventura ha inizio. Per andare sul marciapiede opposto, dove vi sono parcheggiate macchine, motorini, un paio di scippatori, e - per fare le cose in grande - un gradino (con buca, per venire incontro alle aspettative della gente con trolley), si arriva in questa stazione arrangiata. Tra passaggi a livelli sistemati alla buona, due schermi enormi (e spenti) che dovrebbero in teoria mostrare gli arrivi e le partenze, buche e dislivelli vari, si arriva alla fine del viaggio delle burle. Ah, da precisare, se volete vedere le partenze e gli arrivi, chiunque gestisca la stazione dei bus, ha pensato bene di attivare uno schermo, anzi una TV da più o meno 35 pollici, in un angoletto, con un po' di nastro adesivo sui lati, senza protezione dalla luce del sole (per aumentare la visibilità dello schermo), ecco cercate la TV per vedere le partenze.
Il viaggio invece, sul bus, è stato un viaggio della speranza per il trasporto di bestie e sacchi di patate. Specifico patate, perché comunque queste sono abbastanza resistenti e non si sentono male con una temperatura all'interno del veicolo di circa 30 gradi centigradi (celsius) a causa di un'aria condizionata non funzionante a seguito di un biglietto stra-pagato. Un viaggio di 6-7 ore con zero scuse dall'azienda, anche a seguito di una email. Insomma, la serietà di quelle aziende che sono il cancro del Bel Paese. Ah, la compagnia con la quale ho viaggiato è la Baltour viaggi, ex Venus Autolinee. Almeno lo staff è stato gentile, e in linea di massima la cottura per 6-7 ore ci ha fatto perdere un paio di chili. Certo, un bicchiere d'acqua lo potevano offrire magari. Ma no, in Italia si fa' così, alla buona, e chi si è visto si è visto.
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Curinga (Italia) |
Il primo mini appunto lo voglio fare al CUP provinciale, il Centro Unico Prenotazioni. Ho provato a chiamare un paio di volte quest'estate, quanti squilli ragazzi miei, una miriade di squilli, ad ogni chiamata. Come mai nessuno rispondeva? Chi gestisce questo tipo di cose? Questo lo sappiamo. Ah, gli interrogativi, sono sempre belli, e in Italia diventano un qualcosa di misterioso e affascinante. Un po' come il mistero della vita, una domanda senza risposta tira l'altra, e poi c'è quel piccolo pizzico di omertà che non guasta mai. Quanta, tanta, ipocrisia.
Il secondo mini-appunto va, senza ombra di dubbio, a quello che una volta si chiamava provveditorato agli studi, quello che ho avuto l'ironico piacere di visitare è stato quello di Vibo Valentia. Ora credo si chiami, anzi fatemi controllare, ah sì eccolo! Si chiama U.S.R., almeno credo. Comunque, a parte le sigle, questo ente si trova a 3 diversi indirizzi, uno dei quali è quello giusto, però non vi dico quale sennò perdete l'esperienza unica della scoperta (grande Giacobbo!) e dell'avventura. Non solo, ha anche un paio di numeri di telefono, infatti se provate quello sul sito di pagine bianche, credo vi risponda un'abitazione privata o un'associazione. Complimenti ai degni di lode, lavoratori presso ente pubblico, che aggiornano i dati sui siti di maggior rilevanza. Il nuovo edificio del U.S.R. è fatiscente, con buchi nel muro, cavi elettrici presenti in ogni angolo, sembra di stare in uno di quegli edifici di GTA o Max Payne, o se preferite in uno di quegli edifici nei film thriller ambientati a New York, nel Bronx, però senza New York e senza il Bronx. Voglio anche spendere due parole per il font usato nei cartelli appiccicati al muro, il font è il Comic Sans. E con questo ho detto tutto. E, l'ultima giuro, una sola opinione da commozione cerebrale la dirigo al sito web di istruzione.calabria.it. Il sito non è responsive su dispositivi mobili, non ha una struttura logica, e la cosiddetta UX è da manicomio. Benvenuti nel 2017.
Bene o male, il mare è stato OK durante questa vacanza. E mi riferisco al mare di Pizzo, in Calabria. Ho avuto anche l'occasione di andare, a Ferragosto, con la famiglia e per la prima volta, al Parco Nazionale della Sila!
E spendo un paio di parole qui, dicendo che i bagni nella pinetina di fronte all'entrata del parco nazionale erano letteralmente dei cessi con fiumi di urina, il parco in sé presentava dei visibili segni di degrado (sebbene non irreparabili, per ora) e uno dei musei - specifico, quello delle biodiversità mi sembra si chiamasse, insomma l'unico dei due a pagamento - presentava una sorta di venditore all'entrata, che ti incitava a entrare nel museo. Lo ripeto, una sorta di venditore ecco. Io capisco che questo sia normale nelle attrazioni turistiche tipo una bettola, o la Clink Prison di Londra, o altro. Ma certo non ti aspetti questo tipo di strumento di comunicazione per un museo che tutto sommato è culturale. Per esempio, uno dei pochi musei a pagamento di Londra, il Design Museum, non ha questo tipo di fanfara orribile che ti aspetta al varco o nelle vicinanze. Se entri paghi, se non entri nessuno ti incita a entrare con slogan alla Giorgio Mastrota, o alla venditore ambulante da spiaggia - e qui voglio citare una bellissima frase con rima che ho avuto il piacere di sentire in spiaggia da uno dei venditori ambulanti di turno, "comprate, comprate. Ali Mustafa', Ciapalì Ciapalà".
Gli ultimi due giorni del mio soggiorno estivo, li ho trascorsi con la mia super mamma che cucinava dei piatti prelibatissimi, vicino ai miei fratelli, lavorando dal balcone di casa mia e ammirando il paesaggio che, se non ti focalizzi sulle particolarità irritanti della società, è bello. D'altronde, madre natura non guarda in faccia nessuno, e se fa le cose le fa con competenza, quindi almeno su questo siamo salvi.
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Curinga (Italia) |
Ho anche allegato un paio di foto a questo post, per farvi respirare quel poco di aria pura e di paesaggi incantevoli che ci sono in Italia. Anzi, voglio anche citare con mia sorpresa, che la Calabria era al numero 36 (o 37) nella classifica dei posti da visitare nel 2017 del New York Times.
Chiudo con una nota positiva, e con una negativa, perché non mi va di non essere critico. Spero solo che i turisti vadano nelle mete più gettonate e organizzate come Tropea, perché altrimenti - per come i signori padroni del bene pubblico hanno impacchettato il tutto - siamo, e scusate il francesismo, fottuti.
E quando e se qualcuno un giorno mi chiederà "tu che critichi tanto, cosa fai per cambiare le cose?", la mia risposta impeccabile sarà "nulla, perché in Italia ci sono già tante, anzi troppe tasse che dovrebbero coprire e stra-coprire tutto ciò che bisogna fare" - voglio citare anche le varie tasse di diritto allo studio, immatricolazione, diritti di segreteria, ecc.. che bisogna sborsare per studiare, mentre gli insegnanti sono pagati quattro soldi.
Basta con questo buonismo e con questo tu critichi ma non fai nulla. La gente che non sta nella cosiddetta elite non può fare nulla, né tantomeno le viene data opportunità economica e sociale di fare le cose. L'unica cosa che può fare è spendere la vita a cercare di guarire un cancro che si tramanda da generazione in generazione (inclusi posti pubblici, un po' come una volta con le dinastie reali), mentre la gente umile si fracassa i neuroni e lo stomaco a perdere tempo con l'incompetenza, sia a livello statale che locale. Perché la colpa è di tutto il sistema, non solo del governo nazionale ovviamente, ma anche e soprattutto - senza dilungarmi - delle varie realtà locali, dove ho visto ipocrisia con gente che professa in prima linea a favore dell'ambiente e fare i bulli, e inquinarlo regolarmente in modo illogico e alla luce del sole. Non voglio fare di tutta l'erba un fascio, ma certa gente... Siete allucinanti.
Ma voglio anche dire che nel mio piccolo paese c'è gente che conosco, con tanto merito, che non viene riconosciuta come tale, ma che viene ingiustamente emarginata. Ma sappiate che siete grandi e, per quanto triste, il vostro posto è nel mondo e non a fracassarvi le budella in una società ipocrita e di facciata. Certo, nel mondo un po' di schiaffi in faccia li prenderete dappertutto, ma questo vale per chiunque, ma almeno non sacrificherete la vita a sostenere un sistema metastatico (giusto?) di privilegi e inefficienza cronica. Certo, è bello stare vicino alla famiglia, con un clima superlativamente stupendo, ma la realtà è questa, e non c'è niente da fare.
Una citazione che forse più di tutte mi ha fatto ridere in modo ulceroso è aver letto, su un commento di un gruppo Facebook, un'affermazione che farebbe "accapponare" la pelle anche a chi ne ha passate tante. Questa affermazione diceva che se uno afferma una cosa e cento ne affermano un'altra, a chi bisognerebbe credere? Il tutto con un finale da quattro parole - credo ispirate a Occidentali's Karma di Francesco Gabbani - "il dubbio è Amletico", nel senso che ovviamente bisogna credere all'opinione dei cento. Affermazioni che, parliamoci chiaro, rappresentano la cultura del Bel Paese. Insomma, opinioni da vene che esplodono istantaneamente. Anzi, come direbbe il Gabbani, opinioni da "l'evoluzione inciampa".
Ma sì, sorridiamoci sopra, giusto? Come diceva mio nonno "a cu tantu, a cu nente" (traduzione: "a chi molto/tanto/troppo/tutto, a chi niente").
Alla prossima. Prometto che cercherò di scrivere un po' più regolarmente, e magari anche avere una versione in italiano e una in inglese - partendo da questo post magari, vedremo.
Voglio precisare che questo post è stato rivisto e corretto, poiché inizialmente troppo acido.
Ah, avete presente il film "L'ora legale?". Bene.
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Foto poetica di "singolo cassonetto della spazzatura per un'intera spiaggia" Pizzo (Italia) |
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