Lovers in Japan
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Asakusa, Tokyo, a.D. 2019 |
E così, mentre ci accingiamo a raggiungere un altro weekend, anche detto fine settimana per gli amici, io mi appresto a scrivere questo post in questo venerdì sera ascoltando "Les Jours Tristes" che sicuramente finirà prima che io completi il post ovviamente. Un'altra pagina di vita quindi, esposta non certo nei minimi dettagli (cosa ho mangiato?), ma che esprime pensieri e racconta storie. E con storie non intendo quelle semplici, come per esempio avere un coinquilino che vada al cesso ogni 10 minuti.
E su questa nota, con una magica connessione assolutamente fuori contesto, ringrazio tutti i visitatori del mio blog che sono in perenne crescita, mi fa piacere che vi piaccia - questo gioco di parole è il mio triste regalo per voi tutti!
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"A proposito di cessi", artista conosciuto, Tokyo |
Eh.. le storie, quelle che ci rendono creativi e ci formano, non sono gli unici elementi che fanno prendere forma al nostro essere tracciando la nostra esistenza. In settimana ho visto un documentario Founders Valley prodotto dalla DW, intitolato "Born poor, die poor" (Nato povero, morto povero) e mi ha fatto capire che effettivamente il funzionamento della nostra società ha tante cose che non vanno, e il titolo stesso racchiude quel significato immediato che non ha bisogno di ulteriori spiegazioni. Nel documentario ci si soffermava sul Nepal in particolare, un'area dove 1 su 4 persone sono povere, situazione accentuata dalla poca educazione e dalla conseguente "popolarità" del traffico di persone. Ecco, guardando quelle immagini pensavo a quanto siamo fortunati, almeno tutti tutti quelli che hanno l'opportunità di leggere questo post. Ed è difficile non chiedersi "e se fossi nato in quel contesto?", perché in quel contesto è davvero difficile passare al livello successivo ovvero migliorare le proprie condizioni di vita. Dico difficile, ma forse dovrei dire alquanto impossibile, perché una società costruita su una base dove la povertà definisce la vita di ognuno di noi e ne traccia il futuro, è una società che non facilmente permette di cambiare lo status quo. In più, ovviamente, essere povero e anziano e ovviamente ancora più difficile che essere povero e giovane.
Certo, questa è una considerazione molto peculiare, stiamo parlando di alcune realtà con un livello di povertà fuori da ogni schema, ma quella peculiarità può essere rapportata alle situazioni di tutti i giorni. Quante famiglie, in paesi sviluppati, non riescono ad arrivare a fine mese? Certo però, questo esclude quelle situazioni dove chi è causa del suo male pianga se stesso, e quindi non è una giustificante per quelle persone che non "vogliono" fare un cazzo dalla mattina alla sera - e potrei dilungarmi con esempi, ma non lo faccio.
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Geishe, plurale di Geisha, Asakusa, Tokyo |
Ma dove voglio arrivare con questo? Da nessuna parte sinceramente, è solo una considerazione sulla base della nostra civiltà che, parliamoci francamente, non cambierà mai. Perché come adesso, nella situazione covidiana in cui viviamo, c'è chi ha la fortuna di poter lavorare da casa o avere un lavoro essenziale, ci sono tanti che magari hanno dovuto chiudere attività o perso il lavoro a causa della flessione dell'economia mondiale. E quelle sono tutte piccole realtà, che racchiudono tante storie. Vi siete mai chesti, magari passeggiando e guardando "la gente", quante storie ognuna di quelle persone racchiuda? Incredibile, io me lo chiedo sempre, magari non con una domanda poetico-dialettale e di alta classe come "chissà chi vita mina chiddu/a".
Ma parlando di povertà e covid, per quanto mi riguarda sono veramente orgoglioso che l'azienda per la quale lavoro (SONY) abbia istituito un fondo da 100 milioni di dollari per la lotta al Coronavirus (COVID-19). In più, è stata creata una collaborazione tra tra SONY e M3 per supportare gli sforzi medici tramite le relative capacità tecnologiche.
Dopo questa introduzione, sulla quale mi sono forse dilungato, vorrei parlarvi di un'altra teoria alla quale penso costantemente. In breve, io credo che il miglior lavoro al mondo sia il metereologo - che non ha niente a che fare con lo studio del meteorismo, almeno non direttamente -, punto. Il motivo, alquanto semplice, è che in quella posizione potreste dire che piove sempre in quanto:
a) Se non piove sono tutti felici e nessuno vi romperebbe i maroni, almeno non completamente
b) Se piove, avevate ragione, e tutti vi faranno i complimenti (credo).
Seconda cosa alla quale ho pensato, e magari direttamente connessa al virus che circola, riguarda il sapone. Ecco, mentre lavavo le mani, ho pensato che nessuno si lamenterebbe mai per una saponetta. Nel senso che, nessuno veramente testerebbe se effettivamente quella saponetta vi stia diminuendo la carica batterica che avete sulle mani. E se quella saponetta non funzionasse, come fareste a saperlo? Ecco, se state leggendo questo dopo aver lavato le mani col sapone e impugnato una fetta di pane, fate finta di non aver letto.
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Kabukicho, la zona rossa |
A livello settimanale, l'aggiornamento ci sta' sempre. In realtà questa settimana è stata piatta, anche perché il tempo ha fatto pietà, pena, insomma ha fatto schifo. Perciò oltre a lavorare, fare sport fuori, leggere, giocare e guardare qualche film/telefilm, non c'è stato niente di eclatante. Una nota positiva certamente è che forse dal 17 Maggio in poi potrei rientrare in Italia, ma vediamo quale sarà il verdetto finale. Ah, ho guardato "Guns Akimbo" che consiglio vivamente - mi è stato a sua volta consigliato dai miei fratelli e ne è valsa la pena, specialmente se vi piacciono i videogames e i film d'azione, e le commedie.
E dopo l'aggiornamento, seguendo la classica struttura, parliamo del mio viaggio a Tokyo.
いきましょう!
Shinagawa, Shibuya, cani, cose ganze e Tokyo Game Show
Il viaggio è partito da Londra Heathrow, in mattinata se non ricordo male, con un volo diretto Japan Airlines della durata di circa 14 ore - di nuovo, se non sbaglio. E in tutto quel tempo ho visto un bel po' di film, ho letto qualcosa, ho guardato le news, e ho giocato a dei giochi merdosi disponibili sugli schermi posizionati di fronte a ogni sedile dell'aereomobile. Coincidenza ha anche voluto che una collega giapponese di un altro team avesse il posto accanto al mio - quindi alla fine il viaggio è volato velocemente, parlando del più e del meno.
All'arrivo, benché ci fossero doccie disponibili all'aeroporto di Haneda, si è deciso di andare direttamente in hotel. Parliamo di Settembre e faceva un caldo assurdo, sopra i 30 gradi e Tokyo comunque è una città umida, quindi si suda alla grande. Il viaggio dall'aeroporto al centro di Tokyo, in metro con la linea Keikyu che a un certo punto diventa Toei Asakusa, è stato più lungo del previsto. Probabilmente, anzi, sicuramente perché siamo arrivati nell'ora di punta quando tutti stavano dirigendosi verso il lavoro/la manovalanza, e se non erro erano tipo le 10 del mattino. Quindi abbiamo aspettato un bel po' per trovare uno spiraglio in un qualche vagone metro, ma eravamo tutte sottilette alla fine, pensate poi con le valigie!
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L'italiano, quello autentico. Solo a Tokyo. |
Ammetto di essere arrivato riposato però, anche perché ho dormito a tratti sull'aereo e accumulato forse 5-6 ore di sonno. E quindi appena arrivato in hotel, fatto il check in, docciato, sono subito uscito per andare in ufficio, che si trova a Shinagawa. Come sempre, ho deciso di camminare invece di prendere la metro, anche perché dall'hotel ci volevano forse 10-15 minuti per arrivare in ufficio, da Tamachi a Shinagawa praticamente.
Sistemato in ufficio, oramai quasi a fine giornata, siamo andati a cena e mi sono rinfilzato di ramen in stile Goku! E durante il mio soggiorno diciamo che insieme ai colleghi statunitensi e giapponesi, ci siamo addentrati nella vera cultura culinaria giapponese. L'unico "sfregio" è stato forse fare colazione da Starbucks al mattino, ma gli Starbucks giapponesi servono croissant e più o meno tutto il resto in porzioni veramente piccole, quindi molto differenti da quelli londinesi o, ovviamente, statunitensi.
Il nostro ufficio a Tokyo, quello principale almeno perché ce ne sono tanti altri, era organizzatissimo e hi-tech. Un classico giapponese, con tanto di tavolette cessuali automatizzate, che comunque sono dappertutto anche negli hotel - sono molto comode, giuro. I nuovi uffici di Kojima Productions tra l'altro sono proprio di fianco all'ufficio.
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I nostri uffici: Sony City, Shinagawa, Tokyo |
Insomma, le giornate sono passate molto velocemente, e in termini di giri turistici diciamo che ogni giorno dopo il lavoro uscivamo, almeno con alcuni colleghi. Abbiamo esplorato principalmente Shibuya, Shinjuku, Golden Gai, Ebisu, Ginza. Andiamo in ordine quindi!
A Shinjuku ci siamo andati dopo lavoro, se non sbaglio la stazione di Shinjuku è la più grande. Che poi, pensate, per sfruttare al massimo lo spazio disponibile, le metropolitane a Tokyo hanno tutte un centro commerciale annesso. E con annesso intendo proprio sopra, all'uscita, anzi poco prima che si esce entri direttamente nel centro commerciale, e devo ammettere che non si nota nemmeno la transizione! Storia a parte per Asakusa... Comunque, dicevo, a Shinjuku ci siamo inoltrati nel Golden Gai, un quartiere storico di Tokyo con tanti mini bar/ristoranti che ospitavano tipo massimo 3-4 persone alla volta, e abbiamo anche visitato il famosissimo Kabukichō (歌舞伎町), che è diciamo famoso per essere il quartiere a luci rosse ma che in realtà non è solo fatto di luci rosse! Infatti, ci sono molti bei locali dove mangiare, principalmente izakaya, e quindi abbiamo mangiato in un Okonomiyaki (お好み焼き, okonomi = ciò che vuoi, yaki = alla griglia). In questo tipo di "ristoranti" molto retro, il cibo viene servito crudo con una piastra al centro del tavolo, il cibo crudo deve essere mescolato e grigliato, è più facile a farsi che a dirsi, ma sta di fatto che l'Okonomiyaki è un elemento della cultura giapponese e appare spesso in diversi manga e anime giapponesi come, per i nostalgici tra di voi, Ranma 1/2 e Kiss Me Licia (non la versione con Cristina D'Avena ovviamente, dove mangiano spaghetti?). E allora, いただきます!
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Golden Gai, Tokyo |
Per quanto riguarda Asakusa invece, è probabilmente il luogo più bello che abbia visitato durante la mia permanenza a Tokyo. Si tratta infatti di un quartiere che ha come suo fulcro il tempio Sensōji, dedicato a Kannon Sama, la dea buddista della misericordia, ed è il luogo di venerazione più antico di Tokyo. Come potete vedere dalle foto, è un luogo straordinario, a me sembrava di essere nel film The Last Samurai, però senza spade e uccisioni (e meno male!). In questo quartiere ho esplorato moltissimo, e ho anche assaggiato la versione esclusiva giapponese di uno specifico hamburger da McDonald's, il Teriyaki McBurger, e aggiungo che ho combinato un mega casino con la salsa che colava dappertutto. Nel contesto, tutti i giapponesi mangiavano in maniera molto garbata, quindi diciamo che non ho dato nell'occhio... Tornando a noi, la via principale del quartiere passa davanti al Kaminarimon (雷門, "Porta del tuono") con la sua chōchin, l'imponente lanterna di carta rossa. Tra le attrazioni della via, vi sono i ragazzi vestiti nei tradizionali abiti dei portantini, disponibili a trasportare in giro per il quartiere i turisti in risciò. La famosa Nakamise dori (la via Nakamise) immette alla porta Kaminarimon, che conduce al Sensōji. Ai lati della Nakamise, affollatissima di visitatori e Geishe, si trovano numerose bancarelle di prodotti tipici: souvenir, vestiti tradizionali, parrucche da samurai, peluche, giocattoli. Giuro, questo è un luogo da visitare indubbiamente. Pensate che ci sono finito quasi in maniera casuale, infatti sono rimasto a Tokyo un giorno in più rispetto agli altri e quindi ho gironzolato da solo, e cercando su Google è spuntata "Asakusa", un quartiere antico, e senza neanche vedere le immagini mi ci sono piombato. Che dire, super! Una chicca è stata sicuramente sapere che una mia amica, attualmente residente in Polonia, si trovava anche in zona e quindi ce ne siamo andati in giro insieme e ci siamo fatti un bel caffé nello Starbucks di Shibuya, con vista sull'incrocio. Ah, che bello! Altro che vista su montagne, belle spiaggie, fori, NO! Un bell'incrocio :)
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Contanti. Contenti? |
Tuttavia, ritornando al quartiere Shinjuku, esso è comunque considerato - almeno per gli standard giapponesi - molto pericoloso. Praticamente, il pericolo consiste nel fatto che molti vi chiamano ad andare in qualche locale promettendovi tante cose tra le quali drink a poco prezzo, tuttavia una volta entrati e bevuto qualcosa, vi fanno (esempio) una fattura di oltre 500 sterline/euro che dovete pagare o non vi fanno uscire. Altre storie narrano di persone andate in questi locali, drogate (tramite drink) e che si sono ritrovate l'indomani a dormire per terra e senza soldi nel portafogli, derubati praticamente.
Una nota riguardo al dormire per terra però. Questo è molto normale a Tokyo, e infatti la città è così sicura che si può benissimo dormire per strada. Infatti, in molti che perdono l'ultimo trasporto (che è alla mezzanotte, con tanto di mega audio che avvisa i viaggiatori di prenderlo perché è l'ultimo), o rimangono in qualche pub fino alle 5 del mattino (quando i trasporti si riattivano), oppure dormono per strada. E parlo di persone vestite eleganti, gente d'ufficio con la valigetta, tanto è vero che una mattina guardando queste persone per strada mi chiesi "ma come è possibile? Non sembrano senzatetto" e appunto ricevetti le delucidazioni del caso.
Altra tappa del viaggio è stata il Tokyo Game Show, un evento al quale ho sempre sognato di partecipare sin da quando ne leggevo di cotte e di crude nei vari magazine di videogiochi quando ero un teenager, tipo Console Mania o, online, Nextgame.it - che tempi! Comunque, show pazzesco, se avete l'opportunità andateci. Unica pecca? In Giappone e sorprendente come, persino in luoghi come McDonald's/Burger King vicino anche a luoghi come quello presso il quale si svolge il Tokyo Game Show, non accettino carte di credito o debito, infatti in Giappone la maggior parte dei negozi accetta solo contanti oppure una delle varie carte di trasporto disponibili (come la Suica o Pasmo). Il tema dei trasporti merita un altro post, perché sarebbe lunghissimo credo. Tra l'altro, la location del TGS è nella prefettura di Chiba, che si trova andando verso l'aeroporto di Narita - che è uno dei due aereoporti di Tokyo, mi sembra siano solo due, con Haneda che è quello più centrale diciamo. Mi sono anche beccato un energy drink regalatomi dal team di Kojima Productions dato che Monster Energy fornisce le bevande al personaggio principale, Sam Porter Bridges (Norman Reedus), in Death Stranding... in realtà me ne hanno date due, ma una l'ho bevuta.
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"Incrocio Hachikō", Shibuya, Tokyo |
A Shibuya ci sono ri-andato di sera tardi con una mia collega, questo è un quartiere molto giovane e qui si trova il famosissimo incrocio e la statua di quel cane... come si chiama, ah sì Hachikō! Lo ricordate no? C'è anche un film di cui mia mamma è una fan ac-canita, che ha come protagonista Richard Gere. Un film strappalacrime ma fatto davvero bene. Questo incrocio, chiamato anche "Incrocio Hachikō" e 渋谷駅前交差点, è stato spesso utilizzato sia per il cinema - in particolare in Lost in Translation, Fast and Furious: Tokyo Drift, Il fascino indiscreto dell'amore, Resident Evil: Afterlife e Resident Evil: Retribution - così come per spettacoli televisivi nazionali e internazionali. Dato l'afflusso di persone, il traffico è saltuariamente completamente fermo per 55 secondi per consentire ai pedoni di attraversare l'incrocio in modo sicuro.
Data l'ora, ci siamo rintanati in uno di quei posti dove i giapponesi socializzano, praticamente la versione giapponese dei pub se non sbaglio: un izakaya (居酒屋). Ovviamente, dato che comunque tutti avevamo un po' di jetlag, le serate dopo il lavoro iniziavano sempre con una RedBull, almeno per me - che poi hanno una versione in bottiglia molto ganza. Ma comunque ci sono ritornato l'ultimo giorno, portando le mie visite shibuyane a 3, a esplorare questo super quartiere, pietra miliare dei luoghi da visitare se vi piacciono i videogames, con una miriade di negozi di retrogaming, videogiochi, anime, insomma, un paradiso (materialistico ovviamente). Ovviamente è uno dei luoghi dove rinadrò ogni volta che capito a Tokyo.
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Il paradiso dei gamers, Shibuya, Tokyo |
E a proposito di ganza, parlo brevemente del quartiere di Ginza. Un quartiere super ricco e sofisticato, con tanto di Geishe in ogni angolo. Siamo andati prima in un pub, e poi in un locale con musica e drinks, e poi ci abbiamo aggiunto anche una sessione di Karaoke fino a super tardi... tanto è vero che abbiamo preso un taxi per rientrare alla fine. Per aggiungere più brodo al tutto, siamo anche andati in uno dei tanti famosissimi karaoke di Tokyo, quelli della catena Joysound, pensate che i giapponesi vanno matti per i Karaoke, sia perché servono birra illimitata per tutta la durata della vostra sessione, sia perché sono uno spasso (per chi beve, ma anche per chi non beve).
Nota a parte per i taxi, super tranquilli con porte automatiche e schermi touch per qualsiasi informazione (anche in inglese). E concludo dicendo che in Giappone, parlare giapponese è vitale, perché in inglese parlano veramente in pochi, o almeno è stato così per me quando al posto di chiedere un cappuccino grande ho chiesto un cappuccino grasso, con il mio giapponese da principiante. Oh, almeno ci siamo fatti due risate con lo staff della caffetteria! Per non parlare di altre figure che mi sono sparato col mio giapponese maccheronico!
Per ora è tutto, linea allo studio (o al salotto, o alla cucina, o alla camera da letto) e ci sentiamo alla prossima.
じゃあまた!
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La ganza Ginza, Tokyo |
~ J.D.
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