Blitz (2011)



Titolo italiano: Blitz
Anno: 2011
 Distribuito da: Lionsgate Pictures UK
 Regia: Elliot Lester
 Prodotto da: Steve Chasman, Zygi Kamasa, Samuel Hadida
 Scritto da: Ken Bruen (romanzo), Nathan Parker
Con: Jason Statham, Paddy Considine, Aidan Gillen, David Morrissey, Zawe Ashton
Location: Regno Unito
Studios: Lions Gate Entertainment, Davis Films

Ieri sera non avevo molto da fare sinceramente, tornato a casa, stanco, ho cucinato un po' di schifezze, e alla fine avevo questo film da qualche parte, e mi son detto "perche' no, e' giovedi'", il che non ha senso, pero' va bene. Piaciuto, ottima scelta, mi aspettavo un film sulla falsariga dei "soliti" alla Jason Statham, e' cosi' e' stato, adrenalina, accento British, azione, paroloni, insomma, persino la morale! Senza citare che e' basato su una novel, ovvero un romanzo di Ken Bruen, dall'omonimo titolo, nonche' primo film distribuito da Lionsgate UK. Bene, andiamo ai dunque...

In pratica, in parole brevi per non spoilerare il tutto, il film racconta in modo nudo e crudo la vita poliziesca nella metropoli londinese, che non e' solo fatta di gente a cavallo, divise molto original a scacchiera, ma anche di cio' a cui vanno incontro giorno dopo giorno, e notte dopo notte, i poliziotti della South East division. Ovviamente il film tende a generalizzare alcuni aspetti, ma colpisce per la narrativa, per la cronologia degli eventi e il modo, quasi reale, di raccontarli. E' un film che credo voglia in qualche modo dire la sua, riguardo a cosa? Forse a cio' che non e' sotto gli occhi di tutti, a chi vede la polizia come il nemico, a chi non sa che essa, in Inghilterra piu' che in ogni altro posto, serve e come!

Come e' ovvio che sia, il nostro Jason Statham (nel film, il sergente Tom Brant) e' l'incazzoso di turno, il poliziotto cresciuto in campagna, poco "posh" e molto "chav", andate a cercare sull'urban dictionary se volete saperne altro a riguardo di questi due termini. Al suo fianco invece, come per spezzare un po', abbiamo Paddy Considine (nel film, Porter Nash), poliziotto molto posh, e poco chav (ma dai?). Principalmente si ritroveranno a lavorare insieme per caso, anzi, per un caso: identificare e mettere fuori uso il serial killer dei poliziotti, che vengono fatti fuori uno ad uno... ma non voglio dilungarmi.

La fotografia e la colonna sonora sono perfettamente compatibili e allineati con il film in generale, dove la prima viene marcata da sfocature sugli angoli dello schermo, durante gli interrogatori o quando la camera inquadra la scena del crimine, dando quindi al tutto un non so che' di sherlockholmesiano, licenza poetiva permettendo; mentre la seconda e' piuttosto pompata, attiva, quindi degna rappresentanza dell'azione sulla quale ruota l'intero lungometraggio.

Per quanto riguarda la morale alla quale accennavo poche righe sopra, essa ci mostra la situazione alquanto imbarazzante in cui la societa' inglese vive, fatta di pub, miseria, benefits, gioventu' bruciata, pochi valori, e chi piu' ne ha pi' ne metta, una societa' allo sbando e senza controllo, vittima forse del troppo consumismo, o, forse, come dicevo, della mancanza di quei valori che nel bene o nel male, ci hanno fatto crescere e diventare persone migliori.

Chiudo con una frase, che capirete solo guardando il film, e ne rappresenta il significato forse principale, pronunciata dal sergente di polizia Tom Brant: "if we can't protect our own, then what good are we?".

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