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London Bridge, stazione deserta |
E rieccoci, qui siamo e qui rimaniamo o, come direbbe Max Pezzali, stesso posto, stessa ora, stesso lockdown. Ieri è stato il compleanno del mio fratellino, che anche se ora ha 24 anni per me è e rimane sempre il fratello piccolo! Il tempo vola eh?
Ho iniziato a scrivere questo post martedì scorso, poiché di recente ho tanta altra roba da fare quindi - anche se non sono un fisico o un matematico - tirando le somme, non uscivo con i calcoli (non quelli renali). Mi spiego meglio, devo praticamente spezzettare la scrittura del post in più parti, cercando comunque di mantenere una struttura coerente e chiara, onde evitare un massiccio rincoglionimento. Consideriamola come una sorta di prova intellettiva, indirizzata alla coerenza. Quella coerenza che oramai non esiste più, causa fake news e quante altre cose!
Ed è proprio di coerenza che vorrei parlare in questa speriamo-mini-introduzione, che non faccia acqua da tutte le parti, sebbene credo parlerò anche della tematica acqua questa volta. Seguendo la traiettoria tracciata in precedenza, perché ovviamente se è una traiettoria deve essere appunto tracciata quindi boh non capisco perché abbia scritto una cosa simile, e che partiva dalle amicizie, alla pacca sulle spalle meglio conosciuta come autocelebrazione, oggi vorrei dilungarmi sulla coerenza. Perché sì.
A parte il mio riferimento alle fake news e alla non curanza di tanti personaggi pubblici (non io) che dovrebbero essere in teoria modelli da seguire, la coerenza della quale (o di cui?) voglio parlarvi è quella della nostra/vostra sfera personale. Voglio anche precisare che tutte queste tematiche di cui parlo non sono per nulla riconducibili a esperienze che sto vivendo in questo momento, ma sono tuttavia dei temi sui quali rifletto molto in periodi covidiani numero 19 ("giuditta!") e che necessitano, da parte mia, un'accurata sezione nelle pagine del mio blog.
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Classico esempio di "hacimu corna" (frase dialettale) |
Ah, la coerenza, questa semi-sconosciuta. Uno degli esempi di mancanza di coerenza è quello che sicuramente sarà capitato a ognuno di noi, dai conoscenti che magari consideriamo amici alle deboli relazioni interpersonali che si dilungano e portano solo a girate di coglioni - detto papale papale. Ma come ci interfacciamo con queste situazioni? Come possiamo evitarle? Secondo me, e questa è un'opinione personale, l'unico modo è quello di essere semplici, sinceri e genuini - esatto, come la simmenthal. Nel senso che quando parlate con altre persone, siate schietti e sinceri, senza girarci sopra, perché altrimenti creiamo confusione, sospetto, rabbia, incomprensioni, e chi più ne ha più ne metta. Volete qualcosa? Chiedete. Avete qualcosa da criticare? Se possibile ditelo, e anche gentilmente, oppure tagliate.
Tuttavia, come in tutte le cose, quando si parla di situazioni interpersonali bisogna considerare che non si è da soli, ma ci sono sempre almeno due teste. Quindi credo bisognerebbe approcciare ogni situazione considerando l'elemento che avete di fronte in modo tale da pianificare eventuali reazioni. Per esempio, ed è solo un esempio credetemi, battere ferro sulla necessità di rimanere in Europa con un individuo che è fortemente a favore della Brexit, sarebbe alquanto inutile. Perciò, valutate tutte le conseguenze e se effettivamente vale la pena discutere oltre... perché non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire. Voglio anche ammettere che anche io sono molte volte incoerente, alla fine nessuno è perfetto, ma si cerca di migliorare giorno dopo giorno.
Piccola parentesi, ho ascoltato un recente brano di Andrea Bocelli, cantato insieme al figlio, dal titolo "Fall on me"...
Veramente emozionante, anche se non sono un fan del suo genere musicale, ne apprezzo il valore e l'arte. Andrea Bocelli, che nacque con un glaucoma congenito, perse la vista durante una partita di calcio, ricevendo una pallonata in faccia che ne causò un emorragia cerebrale. Nel video ufficiale, Andrea sorride quando il figlio inizia a cantare, ecco il brano parla infatti del valore dei genitori, e della loro responsabilità, perché alla fine sono il nostro punto d'appoggio sempre, quando tutto va bene e quando tutto va male. Ovviamente, dipende dai genitori che avete, io e i miei fratelli abbiamo avuto la fortuna di avere una mamma forte, fortissima. E come accennavo nei post precedenti, queste sono le persone che staranno sempre al vostro fianco, e dovete circondarvi di persone simili e non opportuniste e perditempo, perché si vive una volta sola. Chiusa parentesi.
Bosch, le frontiere e gli arenamenti
Finita l'introduzione, passiamo ad altro, e con altro intendo la mia settimana numero sei (se non sbaglio) di lockdown, nella quale ho scoperto che mi sento molto più riposato anche se utilizzo il computer un po' di più, il che può essere grazie agli occhiali anti luce blu targati PlayStation che ho iniziato a utilizzare all'inizio del lockdown. Comunque, dicevo, classica routine quotidiana, con l'aggiunta che ho riscoperto un po' di spiritualità recentemente, il che mi aiuta a tenermi coi piedi per terra. Ho finito la stagione otto di The Walking Dead e iniziato a guardare l'ultima stagione di Bosch, una serie Amazon Originals di genere poliziesco fatta davvero bene e con protagonista Titus Welliver - che probabilmente ricorderete dalla serie Lost dove rivestiva i panni della Nemesi di Jacob (o l'uomo in nero). Pensate che Titus ha anche lui avuto una vita travagliata, il suo fratello più grande, Silas, morì di distrofia muscolare, la sua sorella più piccola morì quando ancora in tenerà età, la sua madrina morì di un'infezione sei mesi dopo, suo fratello più piccolo, Eli, fu ucciso in Tailandia, e la sua quarta moglie morì di cancro al seno nel 2012. E con questo non voglio farvi cadere in depressione, ma voglio solo reiterare i concetti di coerenza, no perditempo, amicizie vere, rapporti veri e famiglia.
Ho anche iniziato a guardare un documentario sui flussi di migrazione dei popoli - non contemporaneamente ovviamente, anche perché non ci capirei una ceppa. Forse parlerò di questa tematica in futuro, ma vi accenno solo che circa 164 milioni di persone nel mondo sono migranti.
Le giornate qui a Londra sono solari, con temperature sempre buone ma "hacimu corna", detto dialettale che descrive un gesto fatto con la mano per scongiurare e non portare sfiga. Oggi per esempio ci sono 23 gradi e andrò a fare un passeggiata durante l'ora di pranzo. Sicuramente incontrerò i classici individui che camminano con un metro portatile puntandolo, esteso di 2 metri, verso ogni passante per mantenere la distanza magica. Ora, non voglio dilungarmi sull'argomento perché la penso in modo abbastanza diverso, più razionale e meno da lavaggio di cervello mediatico, ma lo trovo comunque spassoso.
Ma a proposito di caldo, parliamo un attimo di ghiacciai - perché dal caldo al freddo è un attimo, forse, o forse no. Ecco, sapevate che il surriscaldamento della terra oltre che a sciogliere i ghiacciai, sta rispolverando antichi virus? Mi spiego meglio, nei ghiacciai sono sotterrate una marea di varie carcasse di svariati anni, molte morte per virus o altre malattie infettive. Partendo dal presupposto della trasmissione da animale a uomo, ecco queste carcasse una volta scongelate (causa scioglimento) evaporano/sfiatano (come da post precedente) nell'aria e quindi sprigionano tutte le malattie possibili e immaginabili. In termini tecnici, il disgelo dei ghiacciai e del permafrost, un tipo di terreno perennemente ghiacciato che si trova tra l’estremo Nord Europa, la Siberia e l’America Settentrionale, può liberare virus e batteri non più attivi da millenni! Pensate un pò...
E visto che siamo in tema virus, in Italia le misure di contenimento continuano, in Calabria a quanto pare la "frontiera" rimane chiusa fino a fine Maggio, quindi in linea di massima gli italiani all'estero sono tenuti di poco conto, con una nazione che non riesce a proporre e studiare dei corridoi di rientro controllati per chi vuole rientrare - che con un po' di organizzazione sarebbe possibile. Tanto vale che divento cittadino inglese alla fine, ma stendiamo un velo pietoso perché almeno oggi e sul mio blog vorrei evitare di parlare di politica.
Riguardo a videogiochi, parlando di frontiere, ho iniziato a giocare a Death Stranding di Hideo Kojima, un gioco che ha polarizzato diverse opinioni, ma che sembra molto attuale riguardo ai temi trattati. Infatti, bisogna fare da "corriere" in un mondo disconnesso e caratterizzato da entità supernaturali che appunto hanno un impatto negativo sugli assembramenti, la socializzazione e altro, a causa appunto della "disconnessione", e dove tutti dipendono dai "corrieri" per ricevere e mandare, un po' come oggi magari, e chissa che Kojima non abbia predetto il tutto? Per completezza d'informazione, tra i protagonisti di questo gioco su PlayStation 4 vi sono Norman Reedus (Sam Porter Bridges), Mads Mikkelsen, Léa Seydoux, Margaret Qualley, Troy Baker, Tommie Earl Jenkins, Lindsay Wagner, Guillermo del Toro e Nicolas Winding Refn. La canzone iniziale "Don't be so serious" dei Low Roar, e le emozioni che trasmette sono di un altro pianeta.
Ma aspettate un attimo, non è forse arrivato il momento di parlare di qualche viaggio? Secondo me si.
Francoforte, Lisbona, il pastel de Nata e l'acqua
Partendo da Francoforte, anche perché è il primo nella lista qui sopra, mi sono sempre chiesto da cosa prendesse il nome questa cittadina tedesca (o tetesca). Riguardo all'etimologia del nome della città, Frankonovurd (in tedesco antico) o Vadum Francorum (in latino) erano i primi nomi menzionati in alcuni scritti dell'anno 794. Il nome si trasformò, come per magia, in Frankenfort durante il medioevo e divenne Franckfort nell'era moderna. Secondo lo storico David Gans, la città fu chiamata in questo modo dal suo costruttore circa nel 146 dopo Cristo, un re Franco di nome Zuna, che governò (o comandò?) sulla provincia allora chiamata Sicambri. Col nome della città, questo Zuna sperò di perpetuare il nome della sua dinastia, poiché il nome deriva dalla combinazione di Franconofurd (tribù germanica dei Franchi) e Furt (in italiano "guado") che è il punto dove l'attraversamento di un fiume può essere compiuto toccandone il fondo. Il nome Francoforte divenne ufficiale nel 19simo secolo. Una ulteriore chicca, la città è soprannominata anche "Bankfurt", "Mainhattan" (gioco di parole tra Main, il fiume Meno, e Manhattan, cuore finanziario di New York) o "Big Äppel" (altro riferimento a New York, dove l'Äppelwoi è un tipico prodotto locale). Il tutto condito, o farcito, dalla sapienza di Wikipedia.
Ritornando al presente storico, a Francoforte sono andato per un giorno e per motivi di lavoro, pensate che ho celebrato il mio compleanno sull'aereo (con tanto di torta, champagne e canzone di buon compleanno, maronna che bell'!). A parte vedere un sacco di lavori sulle varie strade, della città ho visto solo il fiume e ho avuto un'esperienza decisamente strana al ristorante dell'hotel. Mi spiego meglio, sono abituato a sentir dire che in Germania sono puntualissimi e precisi, ma per uno schnitzel al ristorante abbiamo aspettato 2 ore e non sto scherzando. E anche vero che era tardissimo, e ci continuavano a riempire di birra come se fosse acqua - e io con una birra parto, quindi ho bevuto una RedBull. Un'altra chicca da raccontare e che al rientro, ci siamo divisi in 2 gruppi per 2 taxi (Uber), il mio arrivava a rilento ma c'è stato un perché... ebbene, il taxi preso dall'altro gruppi di colleghi aveva un non so che di Fast and Furious... praticamente sono arrivati questi due tizi in una macchina modificata, tutti sorridenti, e hanno fatto un'accellerata degna di Vin Diesel. La leggenda narra che anche il viaggio in aeroporto sia stato da stuntman.
Quindi ahimé per quanto riguarda Francoforte è tutto, quindi passiamo a Lisbona. Come ci siamo finiti in Portogallo? Semplice, ogni anno il team viaggia verso una destinazione per stare insieme e socializzare di più, ma anche per aumentare lo spirito di squadra, e quest'anno siamo andati nella capitale Portoghese. Faceva caldo, quindi io "ero una pasqua"! Siamo partiti da Londra prestissimo, e appena atterrati, poiché l'aereo ha fatto ritardo, ci siamo subito catapultati - insieme alla nostra guida, che ci ha accompagnati per tutti i 4 giorni di permanenza - nell'azione... che consisteva nel primo giro di assaggi di cucina locale camminando per Lisbona, seguito da una attività su un antico veliero dove abbiamo imparato a fare i nodi da marinaio - o da pirata, se siete tipi da Black Sails o Assassin's Creed Black Flag - e ammetto che sulla barca, a largo, c'era vento... ma tranquilli che non mi ha sconvolto la capigliatura.
Dopo l'annodatura, ci siamo finalmente avviati verso l'hotel per rinfrescarci un po' e prepararci per la serata in centro a Lisbona. Bellissima cittadina davvero, con cibo buonissimo a prezzi decenti, ma allo stesso tempo, la presenza di spacciatori di droga era davvero allarmante! Pensate che anche in pieno giorno, persino persone innocenti come anziani che vendevano souvenirs camminando, dopo la consueta domanda "ti interessa un souvenir?" e il "no", vi era un cambio di atteggiamento e tonalità di voce "OK, ti interessa droga? Droga, droga, droga, droga, buona, coca buona", una sorta di metamorfosi incredibile e al contempo molto divertente. Anche camminando di sera, a volte si veniva "toccati" veramente in maniera sottile per richiamare l'attenzione ma, badate bene, senza che si fermassero. La modalità di approccio era infatti: toccata da richiamo, continuazione della camminata, ripetizione del mantra "sh, sh, sh, sh, sh" a manetta - "sh" ovviamente stava per hashish (credo si scriva così), ed è sicuramente d'impatto dato che comunque è un suono forte ma al contempo delicato e silenzioso. Comunque, passiamo oltre!
A parte le varie mangiate, tra le quali spiccava la degustazione di pesce e formaggi vari con vino e pane, come ciliegina sulla torta abbiamo assaggiato il (anzi "i") pastel de Nata nella storica pasticceria "Pastéis de Belém" di Lisbona dove, questo pasticcino con una base di pasta sfoglia, viene ancora preparato a mano seguendo la segretissima ricetta originale. Pensate che secondo la tradizione, questo pasticcino venne inventato dai monaci cattolici del monastero di Jerónimos (Geronimo?), nel quartiere di Santa Maria de Belém. Ma come, un pasticcino inventato e venduto da un monastero? Ebbene sì, quando la costituzione del 1822 venne approvata, molti conventi e monasteri vennero chiusi e, per motivi economici, i monaci iniziarono a vendere le loro produzioni pasticciere in un negozio che si trovava vicino a una raffineria di zucchero. Belém, al tempo, era un posto lontano da Lisbona ma era comunque raggiungibile tramite barche a vapore. Finale triste: il monastero venne poi chiuso nel 1834 e la ricetta venne venduta ad un imprenditore locale.
Parlando di posti raggiungibili, ma non con una barca a vapore, abbiamo visitato la cittadina di Sintra, collocata all'estremo nord della Serra dello stesso nome. Nei tempi che furono, specialmente nell'Ottocento, Sintra fu molto amata da artisti e scrittori europei come Hans Christian Andersen, che la definì “il posto più bello del Portogallo” o il poeta tragico inglese Lord Byron, che in "Childe Harold's Pilgrimage" la definisce "giardino dell'Eden". Fu un insediamento arabo, e fu faticosamente ripreso nella prima fase della Reconquista promossa dai re delle Asturie, trovandosi all'inizio dell'XI secolo al limite del regno del Portucale.
A Sintra abbiamo visitato il "Palácio Nacional de Sintra". Questo palazzo, da me completamente sconosciuto, presenta tracce di architettura medievale, gotica, manuelina, rinascimentale e romantica ed è considerato un esempio di architettura organica, e venne designato Patrimonio dell'umanità dall'UNESCO nel 1995. Vi ho già detto che faceva caldo?
Dopo Sintra, e un lauto pranzo, ci siamo avviati verso la spiaggia per (non) fare surfing e invece concentrarci su attività di squadra, e nello specifico un torneo di pallavolo - che ho sempre pensato si scrivesse con due "v" - seguito da tiro alla fune, e un altro gioco che non credo abbia nome ma che vi posso descrivere in poche parole: costruire un percorso d'acqua per riempire una bottiglia nel minor tempo possibile e con acqua limitata. Leggete tutto d'un fiato e senza virgole mi raccomando. Abbiamo vinto, ma vincere non era l'obiettivo, però lo dico comunque a prescindere.
Piccola parentesi sull'acqua: sapevate che allo stato attuale non riusciamo a purificare la maggior parte dell'acqua che inquiniamo e che, ironicamente, sprechiamo la maggior parte dell'acqua potabile in modo inutile? Mi spiego meglio, pensate ai ruscelli che non finiscono su del terreno per idratarlo, nutrirlo e renderlo produttivo, ma che finiscono in mare per via del dirottamento del loro percorso tramite cementificazioni varie (per esempio, strade). Ve la lascio qui, per pensarci se volete, con condimento speciale a base del fatto che secondo alcuni studi esauriremo le risorse di acqua potabile in circa 70 anni.
Dopo tutte le attività, l'ultimo giorno siamo andati in giro per Lisbona in stile libero, con salto mortale a doppio avvitamento, che non significa nulla ma suonava bene nella mia testa. Non vi sto a raccontare le innumerevoli chiese che abbiamo visitato, e l'ammontare di cibo e bibite che abbiamo consumato, ma vi lascio con una foto di una delle più belle cose che ho fotografato, ma ce ne erano tante altre ovviamente.
Ah, e sono anche riuscito a bere un bel caffé da Starbucks poco prima di ripartire per l'aeroporto. Yay!
"Alla fine impari a far tesoro di quelle poche volte che va tutto bene e a consolare quelli che ami quando va male e soprattutto ad accettare il fatto che certe cose non dipendono da te. Ma con tanta parte della vita affidata al caso non puoi fare a meno di chiederti: e se fosse andata in un altro modo?"
~J.D.
Veramente emozionante, anche se non sono un fan del suo genere musicale, ne apprezzo il valore e l'arte. Andrea Bocelli, che nacque con un glaucoma congenito, perse la vista durante una partita di calcio, ricevendo una pallonata in faccia che ne causò un emorragia cerebrale. Nel video ufficiale, Andrea sorride quando il figlio inizia a cantare, ecco il brano parla infatti del valore dei genitori, e della loro responsabilità, perché alla fine sono il nostro punto d'appoggio sempre, quando tutto va bene e quando tutto va male. Ovviamente, dipende dai genitori che avete, io e i miei fratelli abbiamo avuto la fortuna di avere una mamma forte, fortissima. E come accennavo nei post precedenti, queste sono le persone che staranno sempre al vostro fianco, e dovete circondarvi di persone simili e non opportuniste e perditempo, perché si vive una volta sola. Chiusa parentesi.
Bosch, le frontiere e gli arenamenti
Finita l'introduzione, passiamo ad altro, e con altro intendo la mia settimana numero sei (se non sbaglio) di lockdown, nella quale ho scoperto che mi sento molto più riposato anche se utilizzo il computer un po' di più, il che può essere grazie agli occhiali anti luce blu targati PlayStation che ho iniziato a utilizzare all'inizio del lockdown. Comunque, dicevo, classica routine quotidiana, con l'aggiunta che ho riscoperto un po' di spiritualità recentemente, il che mi aiuta a tenermi coi piedi per terra. Ho finito la stagione otto di The Walking Dead e iniziato a guardare l'ultima stagione di Bosch, una serie Amazon Originals di genere poliziesco fatta davvero bene e con protagonista Titus Welliver - che probabilmente ricorderete dalla serie Lost dove rivestiva i panni della Nemesi di Jacob (o l'uomo in nero). Pensate che Titus ha anche lui avuto una vita travagliata, il suo fratello più grande, Silas, morì di distrofia muscolare, la sua sorella più piccola morì quando ancora in tenerà età, la sua madrina morì di un'infezione sei mesi dopo, suo fratello più piccolo, Eli, fu ucciso in Tailandia, e la sua quarta moglie morì di cancro al seno nel 2012. E con questo non voglio farvi cadere in depressione, ma voglio solo reiterare i concetti di coerenza, no perditempo, amicizie vere, rapporti veri e famiglia.
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Bosch, con vista su Los Angeles |
Ho anche iniziato a guardare un documentario sui flussi di migrazione dei popoli - non contemporaneamente ovviamente, anche perché non ci capirei una ceppa. Forse parlerò di questa tematica in futuro, ma vi accenno solo che circa 164 milioni di persone nel mondo sono migranti.
Le giornate qui a Londra sono solari, con temperature sempre buone ma "hacimu corna", detto dialettale che descrive un gesto fatto con la mano per scongiurare e non portare sfiga. Oggi per esempio ci sono 23 gradi e andrò a fare un passeggiata durante l'ora di pranzo. Sicuramente incontrerò i classici individui che camminano con un metro portatile puntandolo, esteso di 2 metri, verso ogni passante per mantenere la distanza magica. Ora, non voglio dilungarmi sull'argomento perché la penso in modo abbastanza diverso, più razionale e meno da lavaggio di cervello mediatico, ma lo trovo comunque spassoso.
Ma a proposito di caldo, parliamo un attimo di ghiacciai - perché dal caldo al freddo è un attimo, forse, o forse no. Ecco, sapevate che il surriscaldamento della terra oltre che a sciogliere i ghiacciai, sta rispolverando antichi virus? Mi spiego meglio, nei ghiacciai sono sotterrate una marea di varie carcasse di svariati anni, molte morte per virus o altre malattie infettive. Partendo dal presupposto della trasmissione da animale a uomo, ecco queste carcasse una volta scongelate (causa scioglimento) evaporano/sfiatano (come da post precedente) nell'aria e quindi sprigionano tutte le malattie possibili e immaginabili. In termini tecnici, il disgelo dei ghiacciai e del permafrost, un tipo di terreno perennemente ghiacciato che si trova tra l’estremo Nord Europa, la Siberia e l’America Settentrionale, può liberare virus e batteri non più attivi da millenni! Pensate un pò...
E visto che siamo in tema virus, in Italia le misure di contenimento continuano, in Calabria a quanto pare la "frontiera" rimane chiusa fino a fine Maggio, quindi in linea di massima gli italiani all'estero sono tenuti di poco conto, con una nazione che non riesce a proporre e studiare dei corridoi di rientro controllati per chi vuole rientrare - che con un po' di organizzazione sarebbe possibile. Tanto vale che divento cittadino inglese alla fine, ma stendiamo un velo pietoso perché almeno oggi e sul mio blog vorrei evitare di parlare di politica.
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Death Stranding, ovviamente, cosa altro potrebbe essere? |
Riguardo a videogiochi, parlando di frontiere, ho iniziato a giocare a Death Stranding di Hideo Kojima, un gioco che ha polarizzato diverse opinioni, ma che sembra molto attuale riguardo ai temi trattati. Infatti, bisogna fare da "corriere" in un mondo disconnesso e caratterizzato da entità supernaturali che appunto hanno un impatto negativo sugli assembramenti, la socializzazione e altro, a causa appunto della "disconnessione", e dove tutti dipendono dai "corrieri" per ricevere e mandare, un po' come oggi magari, e chissa che Kojima non abbia predetto il tutto? Per completezza d'informazione, tra i protagonisti di questo gioco su PlayStation 4 vi sono Norman Reedus (Sam Porter Bridges), Mads Mikkelsen, Léa Seydoux, Margaret Qualley, Troy Baker, Tommie Earl Jenkins, Lindsay Wagner, Guillermo del Toro e Nicolas Winding Refn. La canzone iniziale "Don't be so serious" dei Low Roar, e le emozioni che trasmette sono di un altro pianeta.
Ma aspettate un attimo, non è forse arrivato il momento di parlare di qualche viaggio? Secondo me si.
Francoforte, Lisbona, il pastel de Nata e l'acqua
Partendo da Francoforte, anche perché è il primo nella lista qui sopra, mi sono sempre chiesto da cosa prendesse il nome questa cittadina tedesca (o tetesca). Riguardo all'etimologia del nome della città, Frankonovurd (in tedesco antico) o Vadum Francorum (in latino) erano i primi nomi menzionati in alcuni scritti dell'anno 794. Il nome si trasformò, come per magia, in Frankenfort durante il medioevo e divenne Franckfort nell'era moderna. Secondo lo storico David Gans, la città fu chiamata in questo modo dal suo costruttore circa nel 146 dopo Cristo, un re Franco di nome Zuna, che governò (o comandò?) sulla provincia allora chiamata Sicambri. Col nome della città, questo Zuna sperò di perpetuare il nome della sua dinastia, poiché il nome deriva dalla combinazione di Franconofurd (tribù germanica dei Franchi) e Furt (in italiano "guado") che è il punto dove l'attraversamento di un fiume può essere compiuto toccandone il fondo. Il nome Francoforte divenne ufficiale nel 19simo secolo. Una ulteriore chicca, la città è soprannominata anche "Bankfurt", "Mainhattan" (gioco di parole tra Main, il fiume Meno, e Manhattan, cuore finanziario di New York) o "Big Äppel" (altro riferimento a New York, dove l'Äppelwoi è un tipico prodotto locale). Il tutto condito, o farcito, dalla sapienza di Wikipedia.
Ritornando al presente storico, a Francoforte sono andato per un giorno e per motivi di lavoro, pensate che ho celebrato il mio compleanno sull'aereo (con tanto di torta, champagne e canzone di buon compleanno, maronna che bell'!). A parte vedere un sacco di lavori sulle varie strade, della città ho visto solo il fiume e ho avuto un'esperienza decisamente strana al ristorante dell'hotel. Mi spiego meglio, sono abituato a sentir dire che in Germania sono puntualissimi e precisi, ma per uno schnitzel al ristorante abbiamo aspettato 2 ore e non sto scherzando. E anche vero che era tardissimo, e ci continuavano a riempire di birra come se fosse acqua - e io con una birra parto, quindi ho bevuto una RedBull. Un'altra chicca da raccontare e che al rientro, ci siamo divisi in 2 gruppi per 2 taxi (Uber), il mio arrivava a rilento ma c'è stato un perché... ebbene, il taxi preso dall'altro gruppi di colleghi aveva un non so che di Fast and Furious... praticamente sono arrivati questi due tizi in una macchina modificata, tutti sorridenti, e hanno fatto un'accellerata degna di Vin Diesel. La leggenda narra che anche il viaggio in aeroporto sia stato da stuntman.
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Il naufragar m'è dolce? |
Quindi ahimé per quanto riguarda Francoforte è tutto, quindi passiamo a Lisbona. Come ci siamo finiti in Portogallo? Semplice, ogni anno il team viaggia verso una destinazione per stare insieme e socializzare di più, ma anche per aumentare lo spirito di squadra, e quest'anno siamo andati nella capitale Portoghese. Faceva caldo, quindi io "ero una pasqua"! Siamo partiti da Londra prestissimo, e appena atterrati, poiché l'aereo ha fatto ritardo, ci siamo subito catapultati - insieme alla nostra guida, che ci ha accompagnati per tutti i 4 giorni di permanenza - nell'azione... che consisteva nel primo giro di assaggi di cucina locale camminando per Lisbona, seguito da una attività su un antico veliero dove abbiamo imparato a fare i nodi da marinaio - o da pirata, se siete tipi da Black Sails o Assassin's Creed Black Flag - e ammetto che sulla barca, a largo, c'era vento... ma tranquilli che non mi ha sconvolto la capigliatura.
Dopo l'annodatura, ci siamo finalmente avviati verso l'hotel per rinfrescarci un po' e prepararci per la serata in centro a Lisbona. Bellissima cittadina davvero, con cibo buonissimo a prezzi decenti, ma allo stesso tempo, la presenza di spacciatori di droga era davvero allarmante! Pensate che anche in pieno giorno, persino persone innocenti come anziani che vendevano souvenirs camminando, dopo la consueta domanda "ti interessa un souvenir?" e il "no", vi era un cambio di atteggiamento e tonalità di voce "OK, ti interessa droga? Droga, droga, droga, droga, buona, coca buona", una sorta di metamorfosi incredibile e al contempo molto divertente. Anche camminando di sera, a volte si veniva "toccati" veramente in maniera sottile per richiamare l'attenzione ma, badate bene, senza che si fermassero. La modalità di approccio era infatti: toccata da richiamo, continuazione della camminata, ripetizione del mantra "sh, sh, sh, sh, sh" a manetta - "sh" ovviamente stava per hashish (credo si scriva così), ed è sicuramente d'impatto dato che comunque è un suono forte ma al contempo delicato e silenzioso. Comunque, passiamo oltre!
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Cosa si cela dietro questa porta del Palácio Nacional de Sintra? Un salotto! |
A parte le varie mangiate, tra le quali spiccava la degustazione di pesce e formaggi vari con vino e pane, come ciliegina sulla torta abbiamo assaggiato il (anzi "i") pastel de Nata nella storica pasticceria "Pastéis de Belém" di Lisbona dove, questo pasticcino con una base di pasta sfoglia, viene ancora preparato a mano seguendo la segretissima ricetta originale. Pensate che secondo la tradizione, questo pasticcino venne inventato dai monaci cattolici del monastero di Jerónimos (Geronimo?), nel quartiere di Santa Maria de Belém. Ma come, un pasticcino inventato e venduto da un monastero? Ebbene sì, quando la costituzione del 1822 venne approvata, molti conventi e monasteri vennero chiusi e, per motivi economici, i monaci iniziarono a vendere le loro produzioni pasticciere in un negozio che si trovava vicino a una raffineria di zucchero. Belém, al tempo, era un posto lontano da Lisbona ma era comunque raggiungibile tramite barche a vapore. Finale triste: il monastero venne poi chiuso nel 1834 e la ricetta venne venduta ad un imprenditore locale.
Parlando di posti raggiungibili, ma non con una barca a vapore, abbiamo visitato la cittadina di Sintra, collocata all'estremo nord della Serra dello stesso nome. Nei tempi che furono, specialmente nell'Ottocento, Sintra fu molto amata da artisti e scrittori europei come Hans Christian Andersen, che la definì “il posto più bello del Portogallo” o il poeta tragico inglese Lord Byron, che in "Childe Harold's Pilgrimage" la definisce "giardino dell'Eden". Fu un insediamento arabo, e fu faticosamente ripreso nella prima fase della Reconquista promossa dai re delle Asturie, trovandosi all'inizio dell'XI secolo al limite del regno del Portucale.
A Sintra abbiamo visitato il "Palácio Nacional de Sintra". Questo palazzo, da me completamente sconosciuto, presenta tracce di architettura medievale, gotica, manuelina, rinascimentale e romantica ed è considerato un esempio di architettura organica, e venne designato Patrimonio dell'umanità dall'UNESCO nel 1995. Vi ho già detto che faceva caldo?
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Sintra e la citazione di Lord Byron |
Dopo Sintra, e un lauto pranzo, ci siamo avviati verso la spiaggia per (non) fare surfing e invece concentrarci su attività di squadra, e nello specifico un torneo di pallavolo - che ho sempre pensato si scrivesse con due "v" - seguito da tiro alla fune, e un altro gioco che non credo abbia nome ma che vi posso descrivere in poche parole: costruire un percorso d'acqua per riempire una bottiglia nel minor tempo possibile e con acqua limitata. Leggete tutto d'un fiato e senza virgole mi raccomando. Abbiamo vinto, ma vincere non era l'obiettivo, però lo dico comunque a prescindere.
Piccola parentesi sull'acqua: sapevate che allo stato attuale non riusciamo a purificare la maggior parte dell'acqua che inquiniamo e che, ironicamente, sprechiamo la maggior parte dell'acqua potabile in modo inutile? Mi spiego meglio, pensate ai ruscelli che non finiscono su del terreno per idratarlo, nutrirlo e renderlo produttivo, ma che finiscono in mare per via del dirottamento del loro percorso tramite cementificazioni varie (per esempio, strade). Ve la lascio qui, per pensarci se volete, con condimento speciale a base del fatto che secondo alcuni studi esauriremo le risorse di acqua potabile in circa 70 anni.
Dopo tutte le attività, l'ultimo giorno siamo andati in giro per Lisbona in stile libero, con salto mortale a doppio avvitamento, che non significa nulla ma suonava bene nella mia testa. Non vi sto a raccontare le innumerevoli chiese che abbiamo visitato, e l'ammontare di cibo e bibite che abbiamo consumato, ma vi lascio con una foto di una delle più belle cose che ho fotografato, ma ce ne erano tante altre ovviamente.
Ah, e sono anche riuscito a bere un bel caffé da Starbucks poco prima di ripartire per l'aeroporto. Yay!
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"Mano su tazza riciclabile" (Artista sconosciuto e scomparso - Caffé su tela) |
"Alla fine impari a far tesoro di quelle poche volte che va tutto bene e a consolare quelli che ami quando va male e soprattutto ad accettare il fatto che certe cose non dipendono da te. Ma con tanta parte della vita affidata al caso non puoi fare a meno di chiederti: e se fosse andata in un altro modo?"
~J.D.
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